Dalla Green Economy riqualificazione e sviluppo per il Terziario di Rosario Strazzullo, CGIL Nazionale

Lo sviluppo di investimenti nel campo della Green Economy rappresenta una delle chiavi per uscire dalla grave situazione in cui versano l’economia europea e mondiale.

L’Europa si è già data strategie e obiettivi ( vedi Europa 2020) che devono essere raggiunti, pena anche l’incombere di costi e relative multe che il nostro paese dovrà pagare in presenza di ritardi rispetto ai programmi dell’Unione. Servono a questo fine chiarezza di obiettivi,strumenti coerenti, certezze nella direzione di marcia che si vuole perseguire. Per questo non aiutano le decisioni di questi giorni relative al cosiddetto Quinto Conto Energia.

Il tema dell’energia rappresenta gran parte del problema ambiente e della Green Economy. In questi anni è cresciuto un intero settore, come quello delle energie rinnovabili, grazie agli incentivi che comunque dovranno andare a decrescere nel tempo. I dati di questa crescita ci parlano di un aumento del 10% di produzione di energia da fonti rinnovabili, rispetto al 20% definito a livello europeo per il 2020. Sono state risparmiate 61 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio con riduzione delle emissioni di C02, e quindi dell’inquinamento atmosferico, i comuni coinvolti nell’utilizzo di fonti rinnovabili sono passati da 500 a 7986, 400.000 sono gli impianti attivati in Italia. Il settore delle energie rinnovabili rappresenta una delle poche realtà anticicliche ed è cresciuto anche nel nostro Mezzogiorno.

Se una correzione si rendeva necessaria, il governo è intervenuto nella maniera più improvvida che si potesse immaginare. Il problema è che, con il quarto intervento di modifica in pochi anni, si rimettono in discussione gli investimenti delle imprese e la stessa occupazione che è stata creata. Che senso ha parlare di interventi per la crescita quando si commettono errori di questo tipo?

Come organizzazioni sindacali saremo impegnati, a correggere questi errori, assieme alle imprese coinvolte e alle forze politiche. Dovremo poi continuare a lavorare per portare avanti la nostra iniziativa su altri terreni importanti. Il primo è costituito dall’efficienza energetica, un altro degli obiettivi di Europa 2020. Su di esso il nostro paese può persino spendere qualche ulteriore carta e precisamente la presenza di una filiera industriale (trasporti,edilizia residenziale,elettrodomestici,illuminazione,caldaie a condensazione,cogenerazione,elettromeccanica,tecnologie per il calore,contatori digitali,legno,vetro,motori e inverter).

Recenti studi (Confindustria,ENEA) hanno calcolato che mantenendo stabili gli incentivi oggi presenti (detrazioni 55% per ristrutturazioni edilizie ecc…) si possono creare, di qui al 2020, 1,6 milioni di posti di lavoro, a fronte di una industria della Green Economy che associata a quella dell’efficienza energetica vede presenti 400.000 aziende e 3 milioni di occupati compreso l’indotto. Rendendo stabili e strutturali al 2020 gli incentivi in essere il beneficio in termini di aumento della produzione ammonta a 24 miliardi di euro, il PIL aumenta dell’0,6% all’anno, il risparmio sulla bolletta energetica è di 25 miliardi, per le emissioni di C02 è di 5 miliardi. Il beneficio netto, tolti i costi per gli incentivi, è di 15 miliardi. Sono cifre riportate nell’Avviso Comune di CGIL CISL UIL e Confindustria di dicembre 2011.

Questo riposizionamento strategico del nostro sistema industriale coinvolge il Terziario e i Servizi. Le Parti sociali dovranno costruire proposte e politiche comuni. Il potenziale sviluppo dei servizi, associati alle rilevanti risorse industriali di cui disponiamo, può essere un fattore importante di crescita e qualificazione della nostra occupazione. Agendo sulle leve prima descritte, si tratta di ripensare il territorio e i contesti urbani; non a caso fanno parte di questo nuovo paradigma ambientale temi quali le smart city o quel modello definito “internet dell’energia” a cui già contribuiscono i 400.000 impianti distribuiti di produzione da fonte rinnovabile richiamati.

Le potenzialità di riqualificazione e sviluppo del Terziario sono enormi: pensiamo all’industria informatica, al commercio grande e piccolo,ai servizi alle imprese, ai servizi professionali, agenzie immobiliari, ai servizi pubblici locali etc. Quella di ripensare allo sviluppo del territorio è una grande opportunità, a cui le grandi imprese della distribuzione, della logistica, dei trasporti, devono guardare rispondendo anche alle recenti sollecitazioni di CGIL CISL UIL Confederali e di Categoria fatte unitamente all’ANCI.

Uno spazio rilevante riguarda poi le politiche della formazione. Occorre pensare alle nuove competenze della Green Economy, senza separare industria e settore terziario. Uno strumento è certamente costituito dalla formazione continua e dai Fondi Interprofessionali. In una fase iniziale possono essere di aiuto bandi generalisti o bandi tematici destinati all’ambiente. Ma occorrono anche strumenti più dedicati e finalizzati. Figure come l’energy manager bisogna costruirle anche nel Terziario e non solo per la grande dimensione. Bisogna poi puntare a programmi formativi che guardino a tutte le figure professionali. Anche la contrattazione di secondo livello può svolgere un ruolo, definendo obiettivi che in quota parte abbiano un ritorno per i lavoratori.

Ci aspetta un lavoro enorme, rispetto al quale confidiamo di essere all’altezza delle sfide del terzo millennio.