Il Rapporto CNEL sul mercato del lavoro

Il Rapporto sul mercato del lavoro 2010-2011 del CNEL è di estremo interesse anche per la definizione del contesto in cui operano le istituzioni e le forze sociali in Italia. Il Cnel rileva come, grazie anche al sistema degli ammortizzatori in deroga ed all’uso della solidarietà, la caduta di cinque punti della produzione nel 2010 sia stata seguita da una caduta meno grave del livello occupazionale, intorno ai due punti. Questo risultato richiede tuttavia un uso più efficace di strumenti per il reinserimento e per la ripresa delle attività.
I dati mostrano inoltre l’impegno a collegare gli ammortizzatori sociali agli interventi di politica attiva, anche se i sistemi regionali, che gestiscono risorse del FSE, non hanno operato tutti con la stessa capacità. In particolar modo alcune regioni del Mezzogiorno, come la Campania e la Sicilia, non sembrano aver promosso iniziative di formazione e di politica attiva adeguate per qualità ed efficacia.
Il CNEL segnala che la crisi ha molto colpito la parte più giovane della popolazione, come si ricava dal dato negativo sui contratti a termine non rinnovati, o non trasformati in rapporti a tempo indeterminato, e dall’aumento del fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training): giovani che non studiano, non lavorano, non seguono corsi di formazione.
Secondo la rilevazione CNEL, la componente straniera ha contenuto la contrazione dell’occupazione complessiva: tra il 2008 e il 2010 il numero di nuovi occupati stranieri è stato di 330 mila e ha compensato parte della perdita di occupati italiani (863 mila). Va però rilevato che l’aumento del numero di occupati immigrati è da ricondurre soprattutto ai maggiori flussi e ai ritardi nella messa in regola dei permessi di soggiorno per lavoro, non a una migliore occupabilità. Al contrario, il tasso di occupazione degli stranieri in Italia, sebbene resti su livelli sufficienti, si è ridotto negli ultimi due anni in misura molto più marcata che per gli italiani. Così come, nella fase di crisi, è aumentato di più il numero di disoccupati stranieri.
Il Rapporto CNEL dà risalto al tema dell’incontro tra domanda ed offerta e alle dinamiche delle occasioni di lavoro; è importante “cercare di cogliere le tendenze di fondo che potranno emergere su un orizzonte temporale di medio termine anche al fine di orientare le politiche formative”.
Nei prossimi anni la domanda di lavoro vedrà incrementi per le professioni qualificate e riduzioni per le qualifiche intermedie di operai e impiegati. Si avrà un fenomeno di “polarizzazione” della domanda di lavoro: gli aumenti più importanti riguarderanno i lavoratori con maggiori skills e quelli a professionalità molto bassa. Si tratterà quindi di guardare con attenzione particolare al tema delle competenze, in primo luogo tecniche, più che al titolo di studio, data anche la forte difficoltà del mercato del lavoro italiano ad assorbire laureati. Vengono chiamati in causa i contenuti della nostra offerta di formazione superiore e il rapporto fra università e sistema produttivo.