La sfida della cittadinanza di genere. Gli esempi della Toscana e della Puglia

L’aumento della partecipazione e della presenza delle donne nel mercato del lavoro non è un mero dato economico, ma il risultato di un modello culturale e sociale ben definito che oggi garantisce i migliori risultati in termini di qualità complessiva dei sistemi nazionali. I paesi con minore presenza delle donne nel lavoro, nella politica e nell’economia sono i più arretrati e la differenza di sviluppo tra il Nord ed il Sud dell’Europa va letta anche dal punto di vista della presenza e del ruolo delle donne.
Il tema delle pari opportunità, prima legato a una visione di allargamento e inclusione delle opportunità per la popolazione femminile, si è evoluto nell’approccio alla cittadinanza di genere. Il punto di vista è più ampio: costruire un’economia e un mercato del lavoro che non discriminino, per creare una società più giusta e al tempo stesso più forte. Con la cittadinanza di genere le politiche antidiscriminazione diventano generali, non un’ aggiunta a politiche di settore. L’approccio è ancora più significativo per le regioni italiane, in particolare quelle meridionali, classificate dalla Commissione Europea agli ultimi posti per capacità di valorizzare la componente femminile del lavoro.
Alcune regioni italiane stanno provando a promuovere la cultura della cittadinanza di genere attraverso strumenti innovativi e specifiche misure.
Interessanti sono gli interventi normativi promossi dalla Toscana e dalla Puglia.
La Toscana si propone di evidenziare il carattere trasversale delle politiche di genere rispetto all’insieme delle politiche regionali. Alle province è affidato un ruolo di promozione e coordinamento degli interventi. Gli obiettivi della legge toscana sono: agire nel rispetto dell’universalità dell’esercizio dei diritti; promuovere e difendere la libertà e autodeterminazione della donna; sostenere l’imprenditorialità e la professionalità femminili; favorire lo sviluppo della qualità della vita con politiche di conciliazione dei tempi di lavoro, di relazione, di cura parentale e di formazione.
La normativa della Regione Puglia interviene sull’organizzazione dell’economia nel territorio con norme che riguardano: il coordinamento dei tempi della città; il sostegno dell’equa distribuzione del lavoro di cura tra i sessi e della promozione del valore sociale della maternità e paternità (patti sociali di genere); l’integrazione delle politiche di genere, la rappresentanza e la partecipazione delle donne.
Per le politiche di conciliazione tra il tempo di lavoro e l’impegno domestico la Regione Toscana adotta il sistema dei voucher. Con Avvisi pubblici promossi tramite i Servizi per l’impiego sono finanziati interventi individuali volti a favorire l’effettiva parità di genere per quanto attiene l’ingresso, il reingresso e la permanenza nel mercato del lavoro.
Lo strumento del voucher di conciliazione si propone anche come riferimento positivo per le imprese, utile per le politiche del lavoro.
Gli Avvisi della Regione Toscana sono validi per tutto il 2012 e consentono l’assegnazione, su richiesta delle singole cittadine, di un finanziamento individuale, da spendersi per servizi educativi per la prima infanzia (nido d’infanzia, centro dei bambini e dei genitori, centro gioco educativo, servizi domiciliari), pubblici o privati autorizzati. Il voucher di conciliazione è destinato alle donne non occupate con figli fino a 3 anni di età, iscritte ai servizi per l’impiego provinciali, frequentanti un percorso formativo finanziato o riconosciuto, un tirocinio formativo e di orientamento, o un percorso di politica attiva del lavoro concordato.