Un’indagine CEDEFOP sulle competenze verdi

Sostenere la strategia Europa 2020 sul lavoro e per la green economy comporta accettare la sfida delle “competenze verdi”.
La riflessione ed il dibattito sono già iniziati e le stime sulle opportunità future sono più che favorevoli. La Commissione Europea stima che i paesi dell’Unione abbiano creato in cinque anni 220mila posti di lavoro aggiuntivi nel settore delle energie rinnovabili.
A questi temi è dedicato uno studio recente del Cedefop, Competenze verdi e coscienza ambientale nella formazione professionale. Analizza gli sforzi tesi a sviluppare econmie più efficenti nell’uso delle risorse, il loro impetto sulla domanda di forza lavoro e il modo in la formazione fornisce tali competenze.
Una prima considerazione s’impone: le competenze relative alla sostenibilità ambientale cominciano a essere parte integrante di quasi tutti i lavori, come lo sono state le competenze informatiche.
La domanda tuttavia non è tanto guidata dal mercato (dati i costi iniziali e i benefici non immediati) ma da una nuova consapevolezza ambientale, nuove regole, nuove politiche.
Da qui l’importanza di Europa 2020 e dei suoi obiettivi in materia di risparmio energetico, riduzione di gas nocivi, incremento di fonti di energia rinnovabili. Il perseguimento questi obiettivi può creare oltre un milione di posti di lavoro.
L’Europa è sulla via di ridurre le emissioni e aumentare la quota di fonti energetiche rinnovabili ma è indietro nella riduzione dei consumi energetici. Per due cittadini europei su tre il cambiamento climatico è un problema più serio che le attuali difficoltà economiche, ma perché i prodotti verdi i servizi di mercato maturino, occorrono una regolazione e continui investimenti sul medio e lungo termine.
Le politiche che stimolano la domanda per tecnologie innovative includono tassazioni favorevoli, incentivi e investimenti pubblici sulle infrastrutture. Campagne culturali sull’impatto ambientale e sui costi energetici delle attività economiche possono influenzare i comportamenti e incidere sulla domanda di competenze verdi.
La ricerca Cedefop individua nove lavori e classifica le competenze verdi in ragione dei livelli di qualificazione:

  1. qualificazione elevata ( nanotecnologie, ingegneria tecnica superiore ed ingegneria per lo sviluppo sostenibile);
  2. qualificazione intermedia (analisi e diagnosi energetica, controllo delle emissioni, montaggio di impianti isolanti, installazioni fotovoltaiche);
  3. qualificazione bassa ( raccolta e stoccaggio rifiuti).

I continui effetti del rallentamento economico aggiungono incertezza all’analisi ma i risultati mostrano tendenze di lungo periodo incoraggianti. Per esempio nel settore delle costruzioni, energie rinnovabili e efficienza energetica presentano un potenziale alto per i lavori verdi . Paesi con politiche attive per lo sviluppo delle energie rinnovabili hanno avuto successo nel creare posti di lavoro in questi settori, vedi il caso della Germania che favorito molto la sostenibilità ambientale e ha aiutato a far crescere la domanda specifica.
In generale l’offerta formativa per le figure professionali indagate risulta buona, ma si manifesta una certa carenza di competenze, anche per il ritiro della manodopera anziana e la mancanza di giovani disposti e capaci di rimpiazzarli.
La competenze pratiche e specifiche appaiono più carenti che quelle generiche. Tuttavia alcune competenze trasversali, quali la vendita e la cura del cliente, il lavoro in gruppo, la gestione e la leadership e abilità d’intrapresa stando diventando cruciali in molte occupazioni. In generale, si è espressa la necessità di sistemi di formazione iniziale che forniscano un migliore e più solido bagaglio di competenze di base.
Si può dire che la transizione verso l’economia verde non solo genererà nuovi posti di lavoro ma cambierà l’ambito e il carattere dei lavori esistenti. Fornire competenze verdi richiederà una revisione degli attuali curricula, degli standard delle qualifiche, dei programmi di formazione, nonché una nuova formazione per i docenti e i formatori.
La previsione di fabbisogni professionali può sostenere l’offerta formativa a aiutare a ridurre l’incertezza.
Ma le cifre sui lavori verdi sono ancora insoddisfacenti. In particolare i paesi dell’Europa meridionale e orientale sono meno fiduciosi nel prevedere future richieste di competenze; ciò a causa di scarsità di dati certi, alle basse cifre di alcune nuove occupazioni, all’incertezza sulle prospettive economiche.
Molti stati membri non hanno ancora precise strategie o programmi sulle competenze integrati con le politiche ambientali per lo sviluppo di economie a basso consumo di carbonio. Farlo li metterebbe in buona posizione per rispondere al cambiamento.
Sviluppare l’economia verde in Europa e aumentare l’offerta di competenze dovrebbe essere parte di una più larga strategia destinata a fornire le competenze necessarie per favorire uno sviluppo a più alta intensità di lavoro.
L’economia verde richiede, in sostanza, un impegno ancora molto duro.