Risparmio energetico e fonti rinnovabili, fattori di crescita di Paolo Carcassi, Segretario confederale UIL

Proseguiamo sul tema della Green Economy con due interventi di Paolo Carcassi, UIL e Rosario Strazzullo, CGIL, e un’intervista al Presidente di Kyoto Club, Catia Bastoli. Nel prossima Newsletter altri contributi.

Il Sindacato deve porsi, con sempre maggiore consapevolezza ed incisività, il tema dello “sviluppo sostenibile”.

L’ obiettivo irrinunciabile della crescita non può essere perseguito che in un quadro di compatibilità ambientale. Questo richiede non solo di evitare elementi di aggravamento di una situazione già compromessa ma anche di recuperare fenomeni già consolidati: il dissesto idro-geologico, l’inquinamento del territorio e delle acque, la pericolosità delle polveri nell’aria, il cambiamento climatico del pianeta. Il riscaldamento globale è percepito in tutto il mondo come la più forte criticità di lungo periodo, che resterà quando la situazione di crisi finanziaria ed economica mondiale sarà passata.

Per il nostro Paese, alcuni elementi ci paiono fondamentali. In una situazione in cui importiamo l’86% dell’energia e in cui prevalgono fonti fossili , la scelta prioritaria è quella di differenziare gli approvvigionamenti, di avere tutta l’energia che serve e di uscire dal rischio della dipendenza assoluta. Il principale elemento da valorizzare è quello dell’efficientamento e del risparmio energetico, che può essere considerato la prima fonte di energia. Non solo perché “il miglior costo del barile è quello che non si paga” ma anche perché l’efficienza energetica contribuisce per il 52% alla riduzione delle emissioni di CO2 di qui al 2020.

Ma l’efficienza ed il risparmio energetico possono diventare fattori di crescita, di sviluppo di nuove tecnologie, di professionalità, di aumento della occupazione in settori qualificanti ed altamente concorrenziali. Un ruolo non residuale rivestono anche gli aspetti informativi e culturali in grado di cambiare i comportamenti quotidiani e di favorire, attraverso processi di partecipazione alle scelte, un nuovo modello di produzione e consumo energetico in vari settori: dai trasporti pubblici e dalla mobilità sostenibile, al miglioramento delle caratteristiche termiche degli edifici e delle apparecchiature per uso civile (elettrodomestici) e industriale.

Come UIL abbiamo sottolineato questa linea con numerose iniziative, con le categorie dei meccanici e degli edili. Abbiamo evidenziato, nel nostro studio Risparmio ed efficienza: la prima fonte di energia, tutte le potenzialità che derivano da una politica orientata a questi obiettivi. Altrettanto abbiamo fatto con le categorie del Pubblico impiego. Lo studio UIL sull’efficientamento degli edifici pubblici a uso d’ufficio, presentato con le categorie della FPL e della UILPA, ha dimostrato che – con investimenti che si ripagano nell’arco di qualche anno – si può ottenere il massimo del risultato in termini di risparmio energetico, di abbattimento di CO2, di buona e qualificata occupazione.

Un Avviso Comune è stato sottoscritto nel dicembre scorso da CGIL-CISL-UIL e Confindustria per iniziative comuni di formazione ed informazione e per politiche attive e coordinate sull’ efficienza e il risparmio energetico, come motore di aumento della competitività, della produzione e della occupazione.

Altro filone, quello delle fonti rinnovabili. Queste – oltre a contribuire alla riduzione dell’emissione dei gas inquinanti e al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto – presentano ulteriori vantaggi: l’energia elettrica prodotta può essere utilizzata a livello locale, consente l’elettrificazione di utenze isolate, è generata direttamente nel punto di consumo ( vedi l’ eolico) e può essere facilmente integrata nelle costruzioni già esistenti (vedi il fotovoltaico o il solare) riducendo notevolmente, e in molti casi annullando, l’impatto visivo. Oltre a ciò la generazione diffusa di molti piccoli impianti fotovoltaici riduce i carichi sulla rete elettrica, presenta durata di vita superiore a venti anni, ha costi di manutenzione inferiori.

Cambia completamente l’ottica: si passa da un sistema accentrato (costituito dalle centrali), ad uno decentrato, vicino al produttore ed al consumatore, in cui si può verificare l’equilibrio tra costi e benefici e si ha una maggiore responsabilizzazione di ognuno. Si genera sviluppo economico locale ed occupazione qualificata e diffusa sul territorio.

La Uil ha lavorato in questi anni per lo sviluppo delle fonti alternative ed il Protocollo UIL-ANEV nell’eolico con le iniziative conseguite, nelle Regioni e per la formazione degli operatori, sono la concreta attestazione di un interesse e di un impegno che si ritiene primario.

Il settore del terziario è particolarmente rilevante. Basti pensare allo sviluppo del fotovoltaico, sia per le grandi superfici dei centri commerciali che per quelle decentrate e diffuse degli altri esercizi, come pure a quello dell’efficienza, collegato ai processi di riscaldamento e di refrigerazione, come pure alla maggiore resa dei motori. I provvedimenti che dovranno essere emanati sulle fonti energetiche rinnovabili (il cui ritardo rischia di mettere a repentaglio una crescita sin qui positiva) possono costituire un appuntamento prezioso per il decollo di politiche utili al miglioramento economico ed ambientale del comparto.

I diversi dati disponibili sui trend occupazionali a livello internazionale, comunitario e nazionale e le proiezioni al 2020 confermano una tendenza incontrovertibile: la crescita di occupazione nei settori di nuova economia in grado non solo di produrre un effetto compensativo rispetto a lavori a forte impatto ambientale, ma anche di aprire prospettive occupazionali per fronteggiare la crisi e rilanciare l’economia mondiale. Uno studio della Bocconi, realizzato con GSE (Gestore Servizi Elettrici), disegna tre scenari a diversa intensità occupazionale: il primo prevede, con l’importazione di tecnologie rinnovabili dall’estero, un incremento di 100.000 posti di lavoro; il secondo, con lo sviluppo di tecnologie rinnovabili, porterebbe a 150.000 il numero degli occupati; il terzo scenario, in cui è prefigurato il massimo sfruttamento del potenziale tecnologico, prospetta una crescita occupazionale al 2020 di 250.000 unità (77.500 nell’eolico e 47.500 nel solare).

È evidente il ruolo della formazione sia per le nuove assunzioni che per la trasformazione e l’arricchimento delle professionalità dei lavoratori già occupati. Da dati Confartigianato, sono poco più di 40.000 le attività a livello nazionale impegnate nella Green Economy. Nella ristorazione e alimentazione sono circa 9.000 unità mentre nell’ITC se ne contano oltre 3 mila. Il 24% delle imprese italiane punta sulla sostenibilità ambientale. Il 38% delle assunzioni previste nel 2011 ha riguardato professionisti della Green Economy, 220.000 lavoratori su un totale di quasi 600.000. L’economia verde in Italia interessa un’azienda su quattro. 370mila imprese (grandi o piccole), dal 2008 a oggi, hanno investito in prodotti e tecnologie a basso impatto ambientale. Sono dati del Rapporto GreenItaly 2011, messo a punto da Fondazione Symbola e da Unioncamere.

Si tratta di numeri particolarmente significativi in un periodo di stagnazione e di recessione. Devono innescare un processo continuo che si estenda a tutti i settori produttivi, per eliminare la contraddizione sin qui determinatasi tra crescita della produzione e dell’ economia, da un lato, e tutela dell’ambiente per le generazioni a venire, dall’altro.

È un buon tema su cui indirizzare il futuro della iniziativa del sindacato dei lavoratori.