La nuova indennità di disoccupazione non estende la copertura a tutti

Il problema di una copertura universale degli ammortizzatori sociali è decisivo per la riforma del mercato del lavoro. Con l’avvio della crisi, si è attuata la misura degli “ammortizzatori in deroga”, cioè l’erogazione di strumenti di sostegno al reddito per categorie di lavoratori, come i dipendenti delle piccole imprese, che ne erano sprovvisti. Una riforma sostanziale richiede quantomeno la capacità di intervenire su due questioni : legare il diritto all’integrazione al reddito alla condizione individuale del lavoratore, e non al tipo di azienda o alla categoria di provenienza ,ed estendere la copertura a tutte le condizioni di lavoro. E’ quanto previsto dal disegno di legge Monti Fornero ( in discussione al Parlamento), ora valutato nei suoi effetti dal centro studi della Banca d’Italia.
La funzione della nuova indennità, denominata Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego), dovrebbe allargarsi con il graduale superamento della indennità di mobilità, nata soprattutto per sostenere gli esuberi dei lavoratori, spesso anziani e poco ricollocabili, della grande industria. La nuova Aspi sarà di durata più limitata rispetto alla mobilità (non supererà infatti i diciotto mesi) e, a regime (nel 2017), darà copertura a una platea più larga di 200mila disoccupati, pari al 16%.
I lavoratori a collaborazione restano fuori dalle tutele: per loro, in caso di perdita di contratto, è prevista una indennità specifica, rafforzata rispetto al passato. Si tratta di circa 6.000 euro l’anno, senza copertura previdenziale e una tantum. Non un intervento strutturale, quindi.
Per il mondo del lavoro autonomo e delle partite Iva, la riforma Monti-Fornero non prevede strumenti di welfare in caso di perdita di impiego. Si restringono invece le condizioni per il ricorso alle partite Iva, contro il rischio di abusi, e aumenta la contribuzione previdenziale: scelte controverse che hanno provocato anche proteste degli interessati, oltre che delle associazioni imprenditoriali.
In ogni caso, non si intravede per intero un percorso di riforma degli ammortizzatori sociali in senso europeo. Con l’allargamento delle tutele per la quasi totalità del lavoro dipendente è giusto attendersi la copertura strutturale anche per molte tipologie di lavoro non dipendente e, in primo luogo, provvedimenti che colleghino il sostegno al reddito dei disoccupati al diritto-dovere di partecipare a programmi di formazione e ricerca attiva di lavoro, promossi da una rete di servizi per l’impiego adeguata al compito.