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Rapporto Isfol 2012. La domanda di competenze in Italia e in Europa

08/07/2014

Dal Rapporto Isfol 2012, presentato presso la Camera dei Deputati il 28 giugno scorso, emerge che, malgrado la caduta generale dell’occupazione, prosegua in Europa il processo per cui le professioni ad alta intensità di conoscenze e competenze tendono a crescere, a scapito di lavori sostituibili da procedure informatizzate.

Le previsioni Cedefop del marzo 2012 confermano, per tutti i Paesi comunitari, un aumento delle professioni con elevate competenze e delle professioni elementari non rimpiazzabili dall’innovazione tecnologica.

Questa tendenza strutturale è solo in parte smentita dall’ultimo quadriennio di recessione, in cui si registra, per l’Unione europea, un aumento del 2% delle professioni qualificate, una flessione dell’1,3% delle occupazioni elementari, e una sostanziale stabilità delle professioni intermedie, escluse quelle tecniche.

In Germania il numero di occupati con professioni qualificate è aumentato del 4,3%, in Francia del 2,8%, nel Regno Unito del 4%. Al contrario, le previsioni Isfol mostrano per l’ Italia una stagnazione delle professioni ad elevata specializzazione ed un incremento delle professioni elementari. Negli ultimi cinque anni vi è stata inoltre una flessione dell’1,8% delle professioni qualificate, un aumento dell’1,1% delle professioni elementari e una stabilità delle professioni intermedie, con una caduta del 22% per quelle tecniche, che in Francia sono aumentate e in Germania sono stabili.

Mentre la recessione sembra aver accelerato il rinnovamento del sistema produttivo europeo verso produzioni, servizi e occupazioni ad alto valore aggiunto, l’Italia ha disinvestito nei lavori tecnici e ad alta specializzazione, incrementando invece l’occupazione nelle professioni elementari. “La spiccata asimmetria dimensionale del nostro tessuto produttivo frena la dinamica di una domanda di competenze in grado di affiancare adeguatamente il processo di innovazione tecnologica e l’aumento dei livelli medi di competitività del sistema”. Dal 1998 la produttività del lavoro è cresciuta di poco più del 4%, a fronte di una media comunitaria del 15,7%.

Il livello delle competenze della forza lavoro qualificata risulta inferiore rispetto al resto d’Europa: la base occupazionale dei livelli professionali più elevati è composta, per il 53,6%, da lavoratori con istruzione terziaria, a fronte del 70,6% della media comunitaria, del 72% della Germania e del 71% della Francia.

Nel periodo 2007-2011 ad un incremento di occupati con istruzione terziaria, di poco superiore alla media europea, è corrisposta in Italia una diminuzione delle professioni high-skills con una distorsione sensibile nell’allocazione delle competenze.

Anche nel nostro Paese, come emerge da un’indagine Isfol, le skills richieste dalle imprese e agite dai lavoratori si concentrano nel problem solving, nelle competenze di tipo cognitivo e alfanumerico, in quelle relazionali e di comunicazione con gli altri. Sono competenze, soprattutto quelle relazionali (si pensi ai lavori di cura), utili anche per le occupazioni elementari. Ciò spiegherebbe un aumento della domanda di personale con livelli di istruzione intermedia.

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