Calo dei consumi, allarme di Confcommercio

Il 2012 si sta rivelando un anno nero per il commercio italiano. I dati confermano la tendenza a un forte calo dei consumi con seri contraccolpi per la tenuta dell’intero settore. Secondo Confcommercio il calo dei consumi per il 2012 è intorno al 3, 3 per cento procapite e rischia di essere peggiore rispetto al 2011, anno in cui hanno chiuso e cessato l’attività ben 105mila imprese commerciali, soprattutto punti vendita al dettaglio (ben 62.477). Nel 2011 il saldo negativo tra imprese commerciali avviate e cessate è stato di oltre 34mila unità, di cui quasi 19mila negozi. Se i primi quattro mesi del 2012 avevano portato a un leggero recupero, i mesi successivi confermano la crisi in corso e la caduta soprattutto delle vendite al dettaglio. La crisi sta mettendo a dura prova un settore che aveva dato i maggiori risultati in termini occupazionali (non solo in Italia, ma anche in Europa).
Sono 65mila i negozi che rischiano di chiudere entro l’anno e ben 150mila le imprese commerciali. Una perdita di posti di lavoro che si somma alla mancata creazione di nuove opportunità e costituisce un grave danno per l’economia italiana e per i giovani. Si tratta dell’anno più duro dal 2008: il saldo negativo tra imprese iscritte e cessate nel 2009 è stato di 28mila, nel 2010 di 26mila e nel 2011 di 34mila unità.
C’è da aggiungere che il calo dei redditi è addirittura superiore a quello dei consumi: le famiglie sono quindi diventate più attente al rapporto tra prezzo e qualità dei beni che acquistano. Nel terziario e nei servizi alla persona esiste inoltre un’interessante spinta alla diversificazione, all’innovazione ed alla promozione di nuove attività. Riguarda i trasporti, l’assistenza sanitaria, il turismo, le consegne a domicilio, le riparazioni, l’informatica. Il fenomeno evidenzia la terziarizzazione dell’economia e compensa la diminuzione del commercio più tradizionale.