La formazione per il lavoro dovrà sempre più svolgersi nel solco di quell’apprendimento lungo l’arco della vita (lifelong learnig) che coinvolgerà ogni cittadino europeo.
I temi dell’adattabiltà e dell’occupabilità – al centro della strategia di Lisbona e degli indirizzi successivi dell’Unione europea – richiedono strumenti, metodi e criteri di formazione inediti, approcci mirati, obiettivi riconoscibili. Si rendono necessari l’impiego ottimale dei finanziamenti e la collaborazione responsabile fra gli attori sociali e istituzionali. Urgente è la messa a punto di un quadro nazionale delle qualifiche e dei profili professionali, in grado di certificare tutte le competenze acquisite – formali, non formali, informali – cominciando da quelle che si consolidano in ambito produttivo.
Il fine è quello di un “sistema nazionale di formazione continua, progressivamente ordinato, non concorrenziale ma integrato “, in cui i soggetti interessati, con caratteristiche e ruolo diversi, ope-rino in stretta sinergia per lo sviluppo del tessuto economico e del territorio. Questo l’impegno sot-toscritto da Governo, Regioni, Parti sociali con l’Accordo tripartito sulla formazione continua dell’aprile 2007 e con le Linee guida per la formazione del 2010.
Le novità che esse prevedono – un ricorso più ampio ai Fondi interprofessionali, un chiaro riconoscimento degli organismi bilaterali e della concertazione tra le Parti, la valutazione degli esiti della formazione – sono per For.te una sfida ambiziosa, coerente con l’attività fin qui svolta.
La Ricerca, Migliorare l’efficacia e l’efficienza della formazione. Il contributo di For.Te. ha rilevato, oltre che il punto di vista favorevole di aziende e di lavoratori sulla formazione loro destinata, l’esigenza di valorizzare e potenziare le buone pratiche, alla luce delle più avanzate esperienze dei Fondi europei, e di avviare percorsi di coordinamento e integrazione degli interventi.
Le buone pratiche sono state individuate grazie a una griglia di lettura che ha considerato le priorità delle politiche di lifelong learning, italiane e comunitarie, e hanno riguardato:
- Analisi dei fabbisogni nelle Pmi e nei Piani aziendali, settoriali e territoriali
- Concertazione con le Parti sociali
- Competenze emergenti e della società dell’informazione, loro bilancio e certifi-cazione
- Pari opportunità
- Sviluppo di percorsi professionali
- Attività di orientamento
- Valutazione degli esiti formativi
Anche in tema di sicurezza sono emerse buone pratiche riferibili a un nuovo approccio alla prevenzione intesa come valore sociale e come fattore competitivo; allo sviluppo di una “cultura della prevenzione” favorito dalla partecipazione dei lavoratori e delle loro rappresentanze; alla promozione di un “dialogo fattivo” con le Parti sociali, gli Organismi paritetici, gli Enti bilaterali.
Esempi importanti in questo senso vengono dai Fondi francesi del settore terziario, Opca Forco e Intergros, dalla spagnola Fundacion tripartita, dall’inglese Investors in people, oggetto di studio e di confronto in workshop dedicati.
Opca Forco e Intergro realizzano “servizi di prossimità” nel territorio per diffondere la conoscenza degli strumenti di finanziamento e facilitarne l’accesso, e per orientare e monitorare la formazione, in particolare a favore delle Pmi; sviluppano, con gli Organismi bilaterali, studi e analisi sull’occupazione e sui fabbisogni professionali ; propongono cataloghi di offerta formativa.
Fundacion tripartita svolge un’intensa attività di consulenza e di assistenza a favore del territorio e delle Pmi, che fa leva sull’uso diffuso di informatica e e-learning.
Investors in people (GB) suggerisce un modello di certificazione per le imprese che svolgono Piani di formazione, secondo standard di qualità convenuti, e di certificazione delle competenze dei lavo-ratori, secondo un processo di valutazione codificata della formazione.
Una parte della Ricerca ha esaminato gli strumenti pubblici per la formazione continua adottati nel Paese al fine di individuare punti di contatto e possibili sinergie. A questo fine sono stati vagliati, anche con interviste a testimoni privilegiati, gli Accordi regionali scaturiti dall’Accordo tripartito, Governo, Regioni, Parti dell’aprile 2007 e sono state passate in rassegna le risorse messe disposizione dal Fondo sociale europeo e dalle leggi 236/93 e 53/00.
Il Fse stanzia per il settennio 2,4 miliardi di euro a valere sulla priorità 1.4 del Quadro strategico nazionale, Adattamento, innovazione e competitività delle persone e degli attori economici del sistema, circa il 16% dell’intera posta.
In particolare, i due Pon, Governance e Azioni di sistema – Obiettivo Convergenza e Azioni di sistema – Obiettivo Competitività, destinano all’Asse Adattabilità 93,2 milioni e 20,2 milioni.
La 236/93 ha stanziato, per il 2008-9, 150 milioni di euro, che si aggiungono ai 482 milioni precedenti: 379 per Piani formativi concordati e 103 per Piani formativi individuali (Rapporto 2009 sulla formazione continua).
- Piani formativi delle imprese sulla base di accordi contrattuali per riduzioni dell’orario di lavoro;
- Piani di singoli lavoratori
L’Accordo dell’aprile 2007 sollecita un “sistema nazionale di formazione continua, progressivamente ordinato, non concorrenziale ma integrato “, in cui istituzioni, Parti sociali e Fondi Paritetici, secondo ruolo e caratteristiche propri, operino in stretta collaborazione e nell’ambito delle strategie territoriali.
Impegna le parti a:
- programmare in maniera coerente iniziative di FC, per rispondere su tutto il territorio na-zionale alle esigenze dei lavoratori e delle imprese;
- rafforzare l’Osservatorio nazionale sulla FC, per favorire lo scambio delle informazioni e definire procedure che raccordino le scelte dei singoli Fondi con la programmazione regio-nale;
- favorire la presenza di referenti territoriali di ciascun Fondo interprofessionale, nel rispet-to delle sue scelte statutarie;
- rivedere i sistemi di accreditamento dei soggetti erogatori;
- realizzare attività formative nella prospettiva di un sistema di certificazione delle compe-tenze concordato a livello nazionale.
Gli Accordi regionali riprendono, in tutto o in parte, l’Accordo nazionale.
Gli impegni sono quelli di:
- connettere gli interventi formativi alle politiche del territorio e alla crescita delle competen-ze professionali(Toscana);
- armonizzare strumenti pubblici e privati (Campania);
- costruire un quadro conoscitivo delle azioni formative che ricadono sul territorio (Veneto, Lazio, Umbria);
- agire in un’ottica di complementarietà (Emilia- Romagna);
- programmare un’offerta unitaria (Marche);
- accentuare l’integrazione tra risorse europee e risorse nazionali (Liguria)
A questo scopo si istituiscono Forum, Tavoli, Osservatori permanenti, Comitati di coordinamento.
La Ricerca avanza le seguenti proposte:
- Programmare di concerto nel territorio – per categorie di destinatari specifici, o con interventi in settori o aree, distretti particolari – mobilitando risorse complementari e convergenti verso obiettivi di sviluppo comune
- Utilizzare strumenti e criteri univoci di lettura e di monitoraggio degli interventi
- Rendere operativo l‘Osservatorio chiarendone i compiti
- Individuare una sede tecnica, potrebbe essere una Cabina di regia, che potenzi il ruolo complessivo de Fondi ( rendendo omogenee interpretazioni di norme e linee di condotta) e intensifichi il collegamento fra questi e il Ministero del Lavoro
Urgente è restituire l’Osservatorio alla funzione assegnatagli dalla legge: “elaborare linee-guida ed esprimere pareri e valutazioni sulle attività dei Fondi, anche in applicazione di queste linee-guida”. Insediato nel 2006 l’0sservatorio non ha mai funzionato, essendo anche piuttosto pletorico. Si tratta di renderlo attivo nel ruolo di coordinamento e di spinta alla costruzione di un sistema integrato ed efficace di formazione continua.